PRATICHE ANTICHE
I sistemi legislativi
babilonesi non riferiscono di pratiche di tortura, ma di questi vi è
traccia tra gli Egiziani e gli Assiri e le città-stato dell’antica
Grecia. Ad Atene, schiavi e stranieri venivano torturati.
Demostene dice che questo (la tortura) era il sistema più efficace
per strappare confessioni. La tortura veniva praticata anche dagli antichi
romani, in particolare su schiavi accusati di “lesa maestà”
(tradimento). Una moglie poteva essere sottoposta a tortura ,ma solo
dopo che gli schiavi erano stati torturati, nel caso fosse stata acusata
di aver avvelenato il marito.
L’entità della tortura era a discrezione del giudice, ma
non doveva mai essere mortale. L’indagine non iniziava mai con
la tortura, con la speranza di ottenere rapide confessioni, si iniziava
dai soggetti più deboli, sia fisicamente che psichicamente. Malgrado
tali precauzioni, la tortura venne costantemente attaccata da Cicerone
e Seneca. Questi affermava che “la tortura costringeva le persone
anche innocenti a mentire”. Il Digest di Giustiniano descriveva
la tortura come inaffidabile, pericolosa e ingannevole.
MEDIOEVO
Le antiche autorità
ecclesiastiche disapprovavano la tortura fino al momento in cui questa
venne usata contro gli eretici. I preti non potevano praticarla su accusati
e anche gli “addetti” dovevano dimostrare particolare pietà.
Poca pietà fu comunque dimostrata nella soppressione dei Templari,
tra il 1307 e il 1310, 36.000 Templari morirono nella sola Parigi sotto
la tortura. La pratica della tortura venne rafforzata dalla propensione
dei giuristi medievali di riferirsi in misura sempre maggiore al diritto
romano nella ricerca della verità.
Dapprima, procedure inquisitorie potevano essere praticate solo con
il consenso dell’accusato, oppure se questi era stato colto con
le “mani nel sacco”. In seguito tale prassi prese piede,
principalmente in Germania ed in Italia, e la tortura veniva impiegata
per uno scopo principale: ottenere confessioni da imputati riluttanti,
in modo che le confessioni stesse contenessero “elementi che solo
l’accusato poteva conoscere”.
NEL 14º SECOLO
Nel 14º secolo
venne fatta una distinzione tra procedure ordinarie
e straordinarie. La tortura venna abbinata al concetto di "segretezza"
e divenne procedura ordinaria nel 15º e 16º secolo. Ordinanze
francesi del 1498 e 1539 rivelarono come ben fondata era le procedura
di ottenere confessione con la tortura. In Inghilterra, dove la tortura
non era praticata nel sistema accusatorio, nel quale l'accusatore doveva
dimostrare la colpevolezza dell'accusato e non l'accusato la sua innocenza,
non era insolito che imputati poco propensi a confessare venissero "aiutati"
con procedure di "pena di morte". Gli imputati venivano posti
sotto una tavola, sulla quale venivano collocati dei pesi fino alla
completa confessione. Nel caso di morte durante tale trattamento, i
beni dell'imputato passavano direttamente alla sua famiglia piuttosto
che venire incamerati della Corona.
16º e 17º SECOLO
L'inquisizione spagnola
impiegava regolarmente la tortura per ottenere confessioni complete
da parte di imputati maschi e femmine. Nel 1480 il Papa diede la sua
approvazione all'uso di processi inquisizionali. Nel 1481 venne istituito
a Siviglia il primo processo inquisizionale. La creazione di un tribunale
centrale nel 1483 fu seguita l'anno sucessivo dalla pubblicazione delle
ISTRUZIONI da parte di Tommaso de Torquemada, che descrivevano l'impiego
dettagliato delle procedure di torture nei processi per eresia. Agli
accusati venivano concesse tre "prime udienze". In caso di
mancata confessione il tribunale poteva ricorrere alla tortura. Il lavoro
di Torquemada come dal Cardinale Jimenes de Cisneros e il suo sistema
venne in seguito perfezionato da Fernando de Valdez nel 1561.