Intervento del Primo Consigliere, Dr. Roberto Cavallaro

 

Saluto l'artista e saluto gli ospiti.

Non sono un critico d'arte e non so se rallegrarmi o meno per questa fatto.

Ricordo a questo proposito l'aneddoto forse storico, forse no, che aveva visto l'artista Apelle ( quello che diamo come figlio di Apollo ) esporre una sua opera al giudizio del pubblico.

E lui se ne stava dietro al dipinto ad ascoltare i pareri espressi in libertà.

Tra il pubblico c'era anche un calzolaio che aveva notato come uno dei calzari dipinti avesse un occhiello in meno.

Durante la notte l'artista provvide a correggere l'errore.

L'indomani il ciabattino ( che evidentemente non aveva troppo lavoro nella sua bottega ) era ancora lì ed accortosi che la sua critica era stata accolta e ringalluzzito per questo, cominciò a criticare il quadro nel suo insieme.

Al che il pittore Apelle gli lanciò il famoso monito “tu, calzolaio, non andare oltre le scarpe” (ne ultra credipam, sutor!).

Ebbene io non voglio rischiare qualcosa di simile e mi limiterò a commentare, con i limiti inevitabili di chi crede di interpretare il pensiero degli altri, quello che è il titolo di questa mostra del Maestro Montevago.

‘ Il senso e l'immagine in 75 capolavori'.

Un titolo difficile che rischia di indirizzarci verso considerazioni retoriche, lontane comunque da quelle emozioni e dai quei pensieri che hanno portato l'artista ad esprimersi in questo modo.

Partirei proprio dalla ipotesi del pensiero dell'artista il cui dato non può che essere inevitabilmente e sempre la ricerca stessa del pensiero.

Pensiero che viene a trovarsi in una condizione di strappo tra ricordi e nuove creazioni e quindi perennemente in tensione.

Lo stridore di alcune arguzie mimetiche e cromatiche di talune opere del Maestro Montevago, l'identità delle maschere che appaiono fisse e talvolta irridenti al vero sono lacerti di senso privi di spire che possono portare a coincidenze finali, in un labirinto che si involve fino ad un punto, morto ma perfetto.

Quale senso?

Il senso, parte inscindibile dell'uomo che attraverso questo si esprime e riceve espressioni?

Il senso che trascende se stesso per diventare crogiolo alchemico dove gli archetipi dell'assoluto percepibile, se esistenti, si corrompono per generare riflessi e rifrazioni di significati?

E quale immagine?

L'immagine della volontà e della immaginazione che si identificano affinché la volontà sia espressione di se stessa non in una azione ma nella immaginazione di una azione?

L'immagine di chi vuole trascendere i propri limiti vivendoli ma fuggendo l'autocitazione?

L'immagine di pensieri che rispondono solo a se stessi, che si inseguono in un groviglio di stati di coscienza?

Chi sa, parli, verrebbe da dire.

Ma difficile giungere ad una formulazione completa di ciò che potrebbe essere se non fosse già parte di altro.

Il Maestro Montevago ti porta con mano sapiente là dove credi di poter trovare il senso dell' espressione fruibile a chiunque purché lo voglia.

Te lo dice lasciandoti individuare nel colore delle sue opere la mappa per un percorso dei sensi, privo di punti cardinali e proprio per questo libero da un possibile itinerario, senza strada e senza sentiero con l'unico orientamento dettato dal senso che l'immagine produce.

Resta la possibilità di interpretare.

Ma qui mi fermo.

Non spetta a me farlo e non ne sarei capace.

Dove ci sono spazi dell'animo umano e di ciò che ad esso è riconducibile, il mezzo parola risulta insufficiente ad esprimere ciò che altri esprimono se non per personale intuito che talvolta è altrove rispetto a quello dell'artista.

Ciascuno dei presenti vedrà l'arte del Maestro Montevago e attraverso questo, tra i sensi possibili, incontrerà quella parte dell'artista che si sarà lasciata catturare, preda volontaria che per immagine incanta.

Grazie Maestro e grazie a tutti.

 

Roberto Cavallaro

 

Vicenza, 19 maggio 2005