Baruffardi, Carlo



"Paesaggio" - olio su juta

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Baruffardi Carlo, dopo aver lavorato per una quindicina di anni su argomenti figurativi, da un paio di anni circa ha sposato la sua tematica verso forme estrose e sentimentali. Nelle tele esposte in questa riuscitissima personale, sempre e direi ancora più sentimentale di prima, è evidente la sua forte tensione per unire e concordare in un piano sostanaziale l'irreale con il reale, il che vuol dire questo: dare una consistenza realistica e figurativamente apprezzabile alle forme irreali che vivono dentro di lui.

L'irreale lo emoziona e lo sprona al lavoro mentre le esigenze dell'osservare determinate forme realistiche è un giusto freno, per rendere i dipinti più emozionali sul piano pratico e velati di romanticismi.

Dice che i suoi dipinti attuali sono la defele rappresentazione di realtà viste in sogno, che rimangono - egli dice - inchiodate nella mente per diverse ore del giorno come un'ossessione, tanto che può e deve fissarne la struttura, le forme, i colori. La realizzazione di un suo sogno lo tiene occupato per alcune settimane poichè la sua tecnica, che richiede continue "velature", è assai lunga.

Baruffaldi crede nella bellezza e giocondità della vita ed i suoi sogni sarebbero pertanto l'esteriorizzazione del suo inconscio; e se egli in effetti ha visto nel sogno tutte quelle cose che ha dipinto nei suoi quadri, bisogna dire che egli "bissa" la sua vita!

L'analisi dei dipinti in esposizione sarebbe un lavoro troppo lungo e per quanto interessante ed allettante per un critico d'arte, deve necessariamente rinunciarci.

Le sue opere ci rivelano non solo la sua bravura ma anche l'ampia estensione della sua fantasia: la strutturazione dei dipinti è precisa e l'abilità mestieristica è molta e lodevole.

Egli in definitiva presenta due mondi che marciano alternativamente a contatto, sostituenadosi automaticamente: quello realistico e romanrtico potrebbe essere paragonato al "purgatorio" e quello fantasioso ed idealistico a qualcosa che potrebbe sembrare il " paradiso terrestre", una felicità desiderata ma che sfugge ad ogni risveglio.

 

Antonio Ciardi-Duprè